Verso gli Oscar 2018: ‘Darkest Hour’ di Joe Wright
Candidato a ben 6 premi Oscar, tra cui il Miglior Film, la pellicola di Joe Wright mescola la biografia di uno dei personaggi più importanti del XX secolo e un concetto di politica ancora attuale
L’ora più buia. Anzi, due ore buie, quelle del film, poi un fascio di luce, di luce abbagliante. Darkest Hour è un film distribuito nel novembre 2017 (in Italia dal 18 gennaio 2018) e diretto da Joe Wright. Il film racconta le vicende del Primo Ministro Winston Churchill, salito in cattedra (per la prima volta) nel 1940.
Opportuno fin da subito specificarlo: Darkest Hour è un bio-pic, non un war movie. Non vi aspettate grandi scene belliche, bombardamenti o fucili d’assalto. Joe Wright incentra tutta la sua storia nel maggio 1940, fondamentale per le sorti della Seconda Guerra Mondiale.
Churchill prende il comando politico del Regno Unito e grazie al suo carisma, la nazione e il mondo potranno decretare pace e vittoria cinque anni dopo.
Ma la storia, per grandi linee, è quella che abbiamo appurato tutti nei libri liceali.
Darkest Hour, grazie a uno straordinario Gary Oldman nei panni del Primo Ministro, pone una prospettiva interessante e del tutto attuale sulla guerra, i conflitti, e il concetto di rappresentanza.
Darkest Hour: Un film “acchiappa-oscar”
Altra premessa, Darkest Hour è un cosidetto film “acchiappa-sogni”. Lo si capisce dal tema: delicato e storico; lo si capisce dai costumi: dettagliati e eleganti; lo si capisce dal trucco che rende Gary Oldman così immerso in Winston Churchill da essere irriconoscibile.
Sono 6 le categorie alle quali la pellicola è stata candidata agli Oscar. Miglior film, miglior fotografia, migliore scenografia, miglior trucco (alte probabilità di vittoria), migliori costumi e miglior attore protagonista a Gary Oldman nei panni di Churchill.
Sebbene la vittoria come Miglior Film dell’anno sia altamente in dubbio, la pellicola ci offre 114′ di assoluta qualità.
Il miglior Winston Churchill di sempre?
“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”.
Di film che raffiguravano Winston Churchill nella comunicazione di massa non ce ne sono stati pochi. Ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale ce ne sono a bizzeffe.
La tematica, le ambientazioni e le situazioni non ci sono dunque nuove, eppure Darkest Hour riesce a contraddistinguersi sia per qualità tecniche che per anima di fondo.
Innanzitutto è il ruolo di Gary Oldman nei panni del protagonista che rende la pellicola apprezzabile. Forse la bravura dell’attore è sproporzionata rispetto alla bellezza del film.
Forse troppo Churchill e poca trama. Una piccola lacuna figlia anche della poca estensione narrativa dal punto di vista temporale, ma allo stesso tempo apprezzabile per l’intensità e l’evoluzione delle vicende.
Lo stesso Churchill si ritroverà ad una delle sue più grandi sfide: la carica frettolosa di Primo Ministro dopo la sfiducia della camera nei confronti di Neville Chamberlain, il suo punto di vista perennemente in contrasto con gli altri lord, le sue esperienze mai fatte come ad esempio andare in metropolitane.
L’amore nei confronti della propria nazione lo porterà a prendere le decisioni giuste per far sopravvivere il Regno Unito, attraverso la sua nota capacità di comunicare e di infondere fiducia e stimola nei suoi connazionali per affrontare al meglio la minaccia nazista.
Se si pensa che Gary Oldman abbia subito una forte e perenne tosse per i sigari continuamente fumati per rappresentare al meglio Churchill, è facile farsi un’idea di quanto sia stato bravo l’attore. Già apprezzato e conosciuto per aver interpetato Sirius Black nella saga cinematografica di Harry Potter e nel ruolo del commissario Gordon nella trilogia del Cavaliere Oscuro di Cristopher Nolan.
Darkest Hour e Dunkirk: così simili e così lontani
Lo stesso Nolan è strettamente collegato a Darkest Hour.
Concorrono infatti, in una rara coincidenza artistica, due pellicole alla categoria Miglior Film narrando vicende nello stesso lasso temporale, ma da due punti di vista completamente differenti.
Se in Darkest Hour le ambientazioni sono prettamente lo sfondo dell’avvento decisionale di Churchill, in Dunkirk, film diretto e scritto da Nolan, il periodo temporale è lo stesso ma è la spiaggia che intrappolò i soldati inglesi a essere la protagonista.
Due film che per i più grandi appassionati di cinema ne consigliamo la visione in sequenza. Da un lato la guerra vista per mare-aria-terra, in Darkest Hour vista dal punto di vista politico, con la responsabilità di rappresentare la voce di un regno intero.
Da apprezzare anche il progesso hollywoddiano nel cercare con così tanta insistenza storie basate sulla realtà, fornendo non solo un intrattenimento che sia documentaristico o biografico, ma anche istruzione e cultura storica che nonostante circa 70 anni di lontananza presenta ancora morali e ideali attuali.
Discorsi da re e bianche manovre di politica
Il personaggio di Churchill è stato trasporato in molteplici pellicole famose come Il discorso del re (2010), Bastardi senza gloria (2009) e nella più recente serie televisiva britannica di Netlifx, The Crown.
In Darkest Hour il personaggio però viene sviscerato non solo analizzando i suoi difficili rapporti con la moglie e gli altri lord, ma viene anche inscenato sotto una evoluzione nei suoi processi decisionali.
I discorsi e le citazioni di Winston Churchill sono ancora oggi riportati di frequente visti gli alti apprezzamenti, ma Wright e Oldman sono artefici del percorso interiore che Churchill percorre per mettere insieme quelle che possono sembrare semplici parole.
Percorsi attraverso impavidi viaggi in metropolitana che scuotono Churchill nell’animo fino a decidere quale sia la vera natura del Regno Unito. Non arrendersi e non trattare la pace con Hitler, ma combattere, sopravvivere, e infine vincere. Le manovre politiche si muovono attraverso fazzoletti bianchi che colorano l’andamento del Parlamento, delinando il pensiero comune o contrastante all’interno della politica e dei cittadini comuni da essi rappresentati.
Il film descrive perfettamente la politica di quei tempi, non troppo distante da quella di oggi, rendendo la pellicola molto godibile nonostante l’ambientazione temporale ormai distante.
Churchill ha acceso la luce durante l’ora più buia dell’Europa, diventando uno degli uomini più celebri dello scorso secolo.
Cambiando, evolvendosi, dando del torto persino a se stesso. “Chi non cambia mai idea non cambia mai nulla”.
Un film che lo racconta benissimo, nonostante sia ambientato solo nel maggio 1940, trampolino di lancio per la resa dei conti della Seconda Guerra Mondiale e per il merito di Oldman nel vincere l’Oscar per il miglior attore protagonista.
Nato a Belvedere Marittimo (CS) il 06/05/1994. Da sempre appassionato di scrittura e giornalismo. Scrive su quelle che sono le sue più grandi passioni: sport, media, Tv e soprattutto cinema. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Salerno e attualmente studente della laurea specialistica Corporate Communication & Media.