In un discorso tenuto sulla Piazza Rossa, dopo il suo trionfale successo nelle elezioni presidenziali, Vladimir Putin ha affermato che la Russia non rinuncerà alla Crimea né alle altre regioni annesse in Ucraina. Forte del 87,3% dei voti ricevuti, un record storico per un capo di stato russo, Putin ha sottolineato l’unità nazionale portando sul palco i tre candidati sconfitti. Durante un evento che celebrava il decimo anniversario dell’annessione della Crimea, ha dichiarato che la Russia proseguirà “con le nuove regioni, mano nella mano”, nonostante le difficoltà affrontate nel Donbass.
Mentre Putin esprimeva apertura ai negoziati mantenendo il controllo su parte dell’Ucraina, l’Occidente ha denunciato le elezioni come una farsa. Stati Uniti, G7, e Unione Europea hanno criticato il voto per mancanza di libertà e giustizia, annunciando la non riconoscibilità dei risultati e sollevando dubbi sulla legittimità di Putin come interlocutore futuro.
Nonostante le accuse di irregolarità e l’appello all’isolamento internazionale di Putin, il Cremlino ha mostrato apertura a negoziati su questioni di sicurezza, inclusi il disarmo nucleare e la non proliferazione. Questa posizione contraddittoria riflette la complessità della situazione geopolitica attuale, con Putin che cerca di mantenere una posizione di forza nonostante le crescenti pressioni internazionali e il dissenso interno.
Alcune delle reazioni dal mondo. “Questa non è democrazia”, ha attaccato il capo della diplomazia britannica David Cameron, mentre il ministro della Difesa Grant Shapps definiva il leader del Cremlino uno “Stalin dei giorni nostri”. Il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan nel consueto briefing della Casa Bianca: “Non c’è stato nulla di libero o giusto in queste elezioni e il risultato era scontato”.