Cronaca
Covid-19 e violenza domestica verso le donne: quando la casa non è un posto sicuro
La casa può ritenersi davvero sicura? Ecco perché è importante un supporto continuo e costante per arginare questo dramma
La tutela penale delle vittime di violenza domestica e di genere nel nostro ordinamento giuridico è racchiuso in quello che è noto come il ‘codice rosso‘, introdotto con la legge 19 luglio 2019, n. 69, proprio per darne un’ immagine che possa metterne in risalto l’urgenza e sottolinearne l’emergenza in termini di ricadute normative. Un fenomeno tanto odioso quanto quotidianamente alla ribalta degli organi d’informazione.
Ma tutte queste innovazioni legislative che vogliono tutelare e fronteggiare la violenza di genere non sono di sicuro sufficienti di fronte all’invisibilità del coronavirus.
Tutti noi abbiamo subito visibilmente le conseguenze fisiche e psicologiche a causa dell’isolamento, del distanziamento sociale, della chiusura di scuole e attività e della vulnerabilità economica. Un lockdown che è durato circa due mesi e la lenta ripresa resta comunque in un clima di terrore e di chiusura verso l’altro.
In questi mesi siamo stati ‘obbligati’ a restare il più possibile in casa perché considerata un posto sicuro, un rifugio che ci tiene “fuori dal pericolo” del contagio da parte di un “mostro invisibile” che ci può cogliere di sorpresa.
Coronavirus e quarantena: la casa può ritenersi ‘sicura’ per tutti?
Sappiamo che ambienti e situazioni molto stressanti hanno aumentato il rischio di abuso e violenza domestica di donne ritenute le vittime più vulnerabili. L’emergenza del COVID-19, che ci ha incoraggiato e ci ha costretti a restare in casa in questi mesi di chiusura totale, ha esposto in modo esponenziale le donne a subire violenza da parte di un membro della famiglia che, sfruttando le restrizioni del COVID-19, ha liberato ancor di più la sua malsana “supremazia”.
A tal proposito l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ha più volte ribadito che la violenza contro le donne resta una delle piaghe della salute pubblica globale, e che tenderebbe ad aumentare durante ogni tipo di emergenza, inclusa l’epidemia del COVID-19. Infatti delle statistiche hanno affermato che a livello mondiale la prevalenza della violenza sulle donne si è triplicata durante l’emergenza del COVID-19 rispetto all’anno scorso.
L’impatto che il COVID-19 ha avuto e continua ad avere sui sistemi e gli operatori sanitari è sicuramente di fondamentale importanza, ma non si devono perdere di vista le conseguenze che il distanziamento fisico e il rimanere a casa hanno comportato sulle donne vittime di violenza, anzi devono essere rese note e sensibilizzare sempre di più tutte le parti interessate nella risposta a questa situazione epidemiologica.
Come risolvere o arginare questo dramma? L’importanza del supporto
A supporto delle donne vittime di violenza, il legislatore ha inserito nel “codice rosso” delle innovazioni volte a velocizzare l’instaurazione del procedimento penale per i delitti di violenza domestica e di genere, accelerando l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle persone offese.
Infatti la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, deve riferire immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale, conseguentemente il pubblico ministero, entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e procedere con le misure cautelari opportune a tutelare la vittima di violenza.
Ma al fianco di queste tutele di tipo giuridico non possono mancare un supporto psicosociale e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza, e di grande essenzialità è sicuramente la condivisione di dati e informazioni relative al fenomeno della violenza al tempo del COVID-19 per arginare il dilagarsi di un fenomeno che conta già dei numeri troppo grandi.