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Tecnologia

Dall’America l’allarme juice jacking: cos’è e perché è pericoloso

Tra i dati più rubati dai cybercriminali di tutto il mondo spiccano i numeri delle carte di credito, le credenziali di account di intrattenimento come giochi online e siti di incontri, account social, indirizzi e-mail, password, codici fiscali e i numeri di telefono

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Ricarica smartphone

Considerate da molti uno strumento utilissimo, le colonnine per ricaricare telefoni, tablet e computer nei luoghi pubblici sono ora al centro dei dibattiti sulla sicurezza informatica in America. Come sottolineato dall’FBI e dalla Federal Communication Commission, infatti, sono sempre di più gli hacker che sfruttano il juice jacking, la tecnica per colpire i dispositivi attraverso le porte di ricarica USB.

Come proteggersi dagli attacchi

Installazione di malware, tracciamento e furto di dati: questi i rischi del juice jacking, la pratica usata dai cybercriminali che spaventa l’America e fa tremare l’FBI. Attraverso le porte USB delle stazioni di ricarica pubblica, infatti, gli hacker riescono a introdurre virus e a rubare dati, provocando quindi numerosi danni a chi ricarica i propri device in aeroporti, stazioni o centri commerciali.

Per questo motivo, l’FBI consiglia di usare il proprio caricatore o power bank, impedendo così una connessione diretta con i cavi USB pubblici. Inoltre, è raccomandabile cambiare frequentemente le password e installare uno tra i migliori antivirus presenti sul mercato, così da garantirsi un’ulteriore protezione dalle minacce.

Oltre a questo, il sito dell’FBI suggerisce di non effettuare transazioni di denaro o acquisti online con carta di credito quando collegati alle reti pubbliche, mettendo in guardia gli utenti anche sul wifi e non solo sulle colonnine di ricarica.

Dati sensibili a rischio: carte di credito e dati personali

Tra i dati più rubati dai cybercriminali di tutto il mondo spiccano i numeri delle carte di credito, le credenziali di account di intrattenimento come giochi online e siti di incontri, account social, indirizzi e-mail, password, codici fiscali e i numeri di telefono. Un fenomeno, questo, sempre più diffuso in Nord America e in Europa, specialmente tra gli over 60.

Anche l’Italia è coinvolta nella questione, tanto da essere al 14esimo posto nella classifica dei paesi maggiormente soggetti a questo tipo di furti. Tra le regioni più colpite, Lazio, Lombardia e Campania, anche se in proporzione sono gli abitanti di Sicilia, Molise e Umbria a ricevere più alert.

A livello mondiale, invece, sono Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Brasile e India i Paesi più esposti allo scambio di dati.

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