Cinema
Giffoni Film Festival 2022, “Mi vedete?” è il cortometraggio dedicato alla salute mentale
Il cortometraggio porta la firma di Manlio Castagna e la regia di Alessandro Riccardi, ed è capace di suscitare emozioni forti
Dal buco nero del Covid sono emersi numeri allarmanti riguardanti la salute mentale dei giovanissimi: l’incidenza del fenomeno della depressione è raddoppiata dalle prime fasi della pandemia ad oggi. A #Giffoni52 si parla di salute mentale: dopo l’appello di Giorgia Soleri durante la prima giornata, è la sinergia tra Lundbeck Italia, Havas Life e Giffoni Innovation Hub a far luce sull’argomento con il cortometraggio “Mi vedete?”, presentato in Sala Blu. Il progetto è stato realizzato con il patrocinio delle associazioni Cittadinanzattiva, Progetto Itaca Onlus, Laboratorio adolescenza e Società italiana di psichiatria.
Il cortometraggio porta la firma di Manlio Castagna, scrittore, sceneggiatore e volto noto ai Giffoner, e la regia di Alessandro Riccardi. “Mi vedete?” è la storia di Dafne e della sua lenta discesa nel baratro, dalla voglia di mettersi in gioco che si spegne fino al tentato suicidio. È un campo minato, quello sul quale si muove Dafne, fatto di parole dure che vengono da chi più degli altri dovrebbe dare manforte ad una ragazza che si muove in una fase estremamente delicata della vita, e delle delusioni date a chi si ama. La fotografia acquosa, quasi spenta del cortometraggio rispecchia lo stato d’animo sempre più cupo della protagonista, che proprio per lo stigma attorno al problema potrebbe essere chiunque.
“Mi vedete?” ha suscitato reazioni emotive nei Giffoner, lacrime vere che hanno portato ad un dibattito intenso sulle mille sfaccettature del disagio giovanile: depressione, disturbi d’ansia, agorafobia, disturbi alimentari, crisi di panico – il quadro che si delinea grazie alle parole dei ragazzi mette in luce quanta strada ci sia ancora da fare anche solo per il riconoscimento del malessere, che sia un disagio contestualizzato ad un singolo evento o una patologia da trattare con i mezzi più adeguati.
«Il timore dei ragazzi è il confronto con i genitori, la paura del giudizio,» ha spiegato il professor Sergio De Filippis, docente di Psichiatria presso l’università La Sapienza di Roma. Spiega invece Tiziana Mele, amministratore delegato di Lundbeck Italia, che l’iniziativa punta proprio ad alleggerire un peso che sembra essere diventato un’ombra che si allunga su più di una generazione. La comunità scientifica non ha ancora trovato risposte certe al vasto mare di domande poste dal singolo – che è un caso a sé, con le sue specificità e unicità – ma segue il filo della problematica. Giffoni si propone da sempre di essere un luogo di dialogo, e in questo non fa eccezione: dal confronto emerge che uno dei modi più efficaci di arrivare alla radice del problema è porgere un metaforico microfono a chi quella sofferenza, quale che sia il grado, la vive.