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Insulti in chat di gruppo, cosa dice la legge: quando è reato, quando fare denuncia
Ingiuria e diffamazione possono verificarsi anche in questa fattispecie? Cosa dice la normativa a riguardo
Capita spesso di essere inseriti in chat di gruppo, come in gruppi Whatsapp o Messenger, con numerosi partecipanti. Non è raro in questi casi che, da una semplice discussione tra alcuni membri, si possa sfociare nell’insultarsi reciprocamente, nel denigrare altre persone, non facenti parte della chat medesima o al momento disconnesse.
Chat di gruppo, insultare un membro costituisce reato?
Nel caso in cui l’insulto è rivolto direttamente ad un membro della chat, che quindi possa percepire l’offesa immediatamente, in quanto presente nel gruppo, ma soprattutto connesso in quel preciso istante, si tratterebbe di “ingiuria”, peraltro aggravata dalla presenza (seppur virtuale) di più persone. Tuttavia, tale ipotesi è stata oramai depenalizzata e pertanto non costituisce reato, ma semmai una mancanza di rispetto e di educazione.
Insulti in chat di gruppo, cosa dice la legge se la persona è assente?
Nel caso in cui l’insulto fosse rivolto ad una persona non presente tra i membri della chat o non connessa in quel momento, la quale venisse a percepire l’offesa in seguito alla sua connessione o per il tramite di altri partecipanti, Si configurerebbe, in tale ipotesi, il reato di diffamazione, di cui all’art. 595 c.p. Al riguardo la Corte di Cassazione, ha stabilito che: “l’elemento distintivo tra ingiuria e diffamazione è costituito dal fatto che nell’ingiuria la comunicazione, con qualsiasi mezzo realizzata, è diretta all’offeso, mentre nella diffamazione l’offeso resta estraneo alla comunicazione offensiva intercorsa con più persone e non è posto in condizione di interloquire con l’offensore” (sez. V Penale, sentenza 25 febbraio – 31 marzo 2020, n. 10905).