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Cinema

Merlin: quando la licenza artistica diventa un fardello

Serie televisiva andata in onda tra il 2008 e il 2012 è una licenza artistica che ottene un grande successo anche senza un alto budget tecnico.

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Merlin

C’è una grande differenza tra il grande e il piccolo schermo. Nonostante molte analogie, e molte trasposizioni si spostano da film a telefilm e/o viceversa, è bene ricordarsi sempre che il mondo delle Serie Tv nasce da un “bisogno” di intrattenimento, rinsavendo la programmazione televisiva e dedicando uno spazio senza eccessive pressioni a registi, attori, sceneggiatori e altri addetti ai lavori.

Merlin, licenza artistica al posto di un alto budget

Lavorare alle serie tv, infatti, è risaputo essere meno faticoso rispetto alle pellicole – soprattutto quelle blasonate e commerciali – che vediamo nei multisala, eppure negli ultimi anni la cultura telefilmica si è espansa esponenzialmente. Questo grazie a produzioni sempre più corpose (basti guardare l’enorme successo qualitativo di case quali l’HBO) e piattaforme nate appositamente per lo spettacolo delle Serie Tv (tra le più Netflix e Prime Video, senza dimenticare Infinity e la prossima in uscita Disney+). Ma in molti casi, soprattutto se torniamo un po’ indietro nel tempo, la passione per i telefilm nasce grazie a show di basso budget ma con alto potenziale narrativo.

È il caso emblematico e contorno di Merlin, telefilm andato in onda dal 2008 al 2012 e prodotto da una società indipendente (dal nome Shine Limited), trasmesso poi dalla BBC One in Regno Unito e su Italia 1 qui da noi. Merlin rivisita il mito di Re Artù e dei Cavalieri della tavola rotonda concedendosi una licenza artistica come raramente eravamo abituati a vedere prima di allora.

5 stagioni farcite di 13 episodi l’una, di cui le prime 3 suscitarono notevole successo di pubblico andando a creare nella rete le prime fandom e community. La rivisitazione del mito ci offriva un punto di vista nuovo e originale, soprattutto se paragonato al più celebre film animato della Disney “La Spada nella Roccia”. Le trasposizioni e la transmedialità prenderanno piede infatti in maniera decisiva sul finire dello scorso secolo, rendendo anche il piccolo schermo adatto alla rivisitazione artistica di romanzi, storie e altri media.

Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda sotto una nuova veste

Merlin è riuscito a farci affezionare ai suoi personaggi, caratterizzati con semplicità ma efficacia. Merlino (Colin Morgan) è un giovane servo, dotato di poteri magici pressoché senza eguali, ma costretto a celarli. La magia infatti è bandita dal regno di Camelot, governato da Re Uther, padre di un Principe Artù (Bradyle James) ancora in erba e avvezzo all’impulsività. Nella famiglia reale ritroviamo anche Lady Morgana (Katie McGrath), i cui poteri magici prenderanno pian piano potere su di lei trasformandola nella villain principale della storia.

Il low budget della serie Merlin è evidente anche a chi non è divoratore di telefilm. Le location, i costumi, gli effetti speciali, risultano essere statici e ripetitivi, ma questa enorme pecca tecnica non fa a inficiare in una storia che nelle prime stagioni resta pulita e a tratti molto emozionante. Il mito rivisitato infatti pone molte attenzioni sulle responsabilità del potere, sul lavorare all’interno di una comunità e nel perseguire il bene senza tornaconti personali.

Eppure nelle ultime due stagioni, Merlin pecca le sue molteplici licenze artistiche chiudendosi in un vicolo cieco e, conseguentemente, privo di vie di fuga. La storia subisce drastiche incoerenze che, sommate a un comparto tecnico molto limitato, ne determinano un finale scialbo e tristemente privo di spunti interessanti. Un peccato, perché in un mondo come quello cinematografico – che sia per il grande o per il piccolo schermo – diventa sempre più difficile distinguersi per il coraggio narrativo anziché per le potenzialità industriali. Merlin, a tratti, ci è riuscito, ma il finale risultò deludente per il proprio fandom.

Nato a Belvedere Marittimo (CS) il 06/05/1994. Da sempre appassionato di scrittura e giornalismo. Scrive su quelle che sono le sue più grandi passioni: sport, media, Tv e soprattutto cinema. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Salerno e attualmente studente della laurea specialistica Corporate Communication & Media.

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