Politica
Mozione di sfiducia a Bonafede: diverse motivazioni per raggiungere lo stesso obiettivo
Le accuse mosse da Emma Bonino, il dietrofront per certi versi clamoroso di Italia Viva: l’intero governo esce illeso da una mozione generata da motivazioni completamente diverse
Chiariamo subito. La mozione di sfiducia presentata in data 20 maggio 2020 da Emma Bonino non è un tentativo di mettere in crisi un governo già duramente messo alla prova da una pandemia globale, come alcuni hanno maliziosamente supposto. Il punto della questione è la politica della giustizia che si ha intenzione di perseguire oggi in Italia.
La senatrice ha accusato Bonafede definendolo “ministro del sospetto”, fautore di una politica troppo giustizialista. Insomma, a detta della Bonino, il ministro della giustizia si curerebbe troppo poco della giustizia e troppo della strumentalizzazione politica di quest’ultima.
La mozione posta in essere dal centrodestra mirava allo stesso obiettivo (poi, non raggiunto) ma le motivazioni di fondo erano diametralmente opposte. Il centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) giudicava troppo morbida e fallace la gestione della giustizia e delle carceri durante l’epidemia. Ricordiamo tutti, del resto, gli episodi di rivolte nelle carceri e i provvedimenti di scarcerazione di alcuni detenuti condannati per reati di mafia.
Decisivo il voto del partito Italia Viva di Renzi, che aveva nei giorni scorsi minacciato di votare a favore. Renzi risponde alle dichiarazioni della Bonino: “Non si fa politica pensando alla legge del taglione: certe sue espressioni – dice, rivolgendosi alla senatrice – sul giustizialismo ci hanno fatto male. (…) Bisogna rifiutare la cultura del sospetto, definita da Falcone l’anticamera del komeinismo”. Grandi parole, grandi citazioni. Nel suo discorso, però, Emma Bonino aveva ricordato che lo stesso ministro Bonafede aveva, in un altro contesto, condiviso le stesse parole da Renzi recriminate: “se c’è un sospetto, anche chi è pulito si dimetta”.
Entrambe le mozioni sono state infine bocciate: con 160 voti contro quella del centrodestra e 158 contro quella della Bonino, il ministro della giustizia. E l’intero governo ne esce illeso.