Cinema
Verso gli Oscar 2018: ‘I, Tonya’ di Craig Gillespie
Il sogno americano raccontato in un biopic dark comedy, con una Margot Robbie sensazionale in una storia piena di violenza dietro lo sport e gli scandali di un’atleta che non ha potuto fare l’unica cosa che era in grado di fare.
Per essere un film degno di nota non bisogna necessariamente essere candidato alla categoria Miglior Film. Così com’è capitato a The Disaster Artist di James Franco, per esempio.
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La cerimonia che si terrà nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 marzo 2018 accresce la propria gloria grazie alla moltitudine di statuette in palio.
I, Tonya è candidato a 3 premi Oscar. Un bio-pic sulla vita dell’ex pattinatrice artistica su ghiaccio Tonya Harding. Personaggio emblematico dell’America tra gli anni ’80 e ’90. Sotto la regia di Craig Gillespie possiamo apprezzare una Margot Robbie – e qui ci vuole – da Oscar.
Tonya Harding: pattrinatrice, campionessa, ribelle
A Portland il 12 novembre ’70 nasceva Tonya Harding. Uno dei personaggi sportivi più famosi dello scorso secolo, sia per le qualità ma anche per gli avvenimenti di cui è protagonista.
Pattinatrice artistica su ghiaccio che nonostante le note difficoltà infantili – genitori divorziati, madre violenta – e i problemi di salute – asma polmonare – divenne tra le sportive più celebri dei suoi tempi e non solo.
Tonya è interpretata da Margot Robbie. Attrice scoperta da Martin Scorsese nell’eccezionale The Wolf of Wall Street, poi affascinante in Focus con Will Smith.
Ma soprattutto sull’onda della popolarità con Suicide Squad per il personaggio di Harley Quinn. A soli 28 anni la statunitense ha reso il personaggio cinecomic già culto popolare visti gli innumerevoli cosplay dei fan, nonostante il film abbia deluso le aspettative.
Margot Robbie maschera il suo fascino e si trasforma nella forte e atletica Tonya. Pattinatrice che fa della forza fisica il suo cavallo di battaglia, in difficoltà nelle figure obbligatorie (fino agli anni ’90) ma protagonista di un primato atletico non indifferente.
Fu infatti la prima statunitense a realizzare con successo un triplo axel in una competizione ufficiale. Un salto tecnico dalle innumerevoli necessità atletiche per essere realizzato al meglio.
Ma le doti sul ghiaccio sono state sovrastate dai gossip e soprattutto dagli scandali. Era il 1994 quando Tonya Harding fu accusata di essere in combutta nell’aggressione della rivale Nancy Kerrigan.
Il tutto durante quelli che saranno i suoi ultimi giochi olimpici invernali. Come se non bastasse, Tonya fu al centro di scandali come il divorzio con Jeff Gillooly e tanti altri alterchi che la portarono a essere una delle atlete più odiate di sempre.
American dreams vs. dark comedy
Gillespie mescola il sogno americano con la commedia dark. L’infanzia, la crescita, i sogni inseguiti da Tonya sono macchiati dal sangue delle ferite per la violenza di una madre poco affettuosa. La rivalsa, la consacrazione, la libertà vengono altrettanto minacciate da un marito instabile e incomprensibile.
I problemi di Tonya vengono narrati attraverso l’intensità della Robbie che ne enfatizza la poca pazienza ma al tempo stesso anche la voglia di pattinare, l’unica cosa che realmente è capace di fare Toyna.
Un bravissimo Sebastian Stan è il marito Jeff Gillooly. Famoso per il ruolo de Il Soldato d’Inverno nel Marvel Cinematic Universe.
Jeff diventerà la rovina della carriera di Tonya visto il suo complotto ai danni della Kerrigan. Un’aggressione che costringerà Tonya all’abbandono del pattinaggio, dandosi alla boxe, al giardinaggio, a una nuova vita.
Ancora più meritevoli di elogi è Allison Jenney nei panni della madre di Tonya, LaVona. Un personaggio tanto odioso quanto totalmente immerso nella sua crudeltà.
Un odio che catalizzerà la passione di Tonya rinfacciando i modi beceri della madre nei confronti di una figlia talentuosa e piena di speranze.
3 candidature agli Oscar, la Robbie scalpita
Margot Robbie è candidata per la Miglior Attrice Protagonista. Candidatura più che giusta, ma vittoria con più di un ostacolo. In particolare la prestazione di Francesc McDormand in 3 manifesti a Ebbing, Missouri.
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Eppure, se continua così, per Margot Robbie questo riconoscimento prima o poi arriverà.
Allison Jenney ha invece più chance per la statuetta come Miglior Attrice non Protagonista. Il suo odio incontrastato potrebbe spuntarlo in una Hollywood che più di ogni altro anno sta marcando e denunciando la violenza sulla donna.
Altresì anche la violenza di una donna su un’altra donna è pur sempre violenza, e il personaggio di LaVona Harding ne è un ottimo simbolo. A contrastarla però c’è anche un’altra mamma, Laurie Metcalf in Lady Bird.
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Menzione onorevole per il montaggio. Indubbiamente in cima alla piramide dei complimenti. Le scene delle coreografie e delle gare sono di gran lunga tra i migliori lavori di questa pellicola, al pari delle prestazioni della Robbie e della Jenney. Occhio però anche al frenetico Baby Driver e al documentaristico Dunkirk per la stessa categoria.
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I, Tonya mescola magnificamente il sogno americano con una commedia divertente nonostante gli immensi problemi – reali – di un’atleta dei tempi andati. Un perfetto bio-pic sportivo e artistico che deve fare i conti con i problemi familiari e matrimoniali, ingabbiati nella violenza e nella disillusione. Tonya Harding, nel bene o nel male, è riuscita a relizzare in parte il suo sogno, sia perché lo voleva, sia perché lo voleva rinfacciare a chi non credeva in lei.