Costume
Palatella di Materdomini di Ferragosto: ricetta tradizionale, origini
Tutto ciò che c’è da sapere su una meravigliosa pietanza, che racconta una festa e un territorio
Sapore forte, consistenza pregevole, emozioni e tradizioni fatte pietanza. Ferraùsto è senza dubbio un giorno particolare per molti nocerini, che nella sera del 14 agosto e nella notte che porta al 15 agosto si apprestano a gustare una prelibatezza del territorio che non si mangia abitualmente durante l’anno.
Stiamo parlando ovviamente della palatella di Materdomini, il tipico panino dell’omonimo quartiere di Nocera Superiore, ma anche di tutta la comunità nocerina. La sua semplicissima ricetta tradizionale racconta le origini della ricorrenza.
Palatella di Ferragosto, la ricetta tradizionale del panino con la mpupata
La preparazione di una pietanza così semplice non richiede ovviamente molti passaggi. Tuttavia, c’è bisogno di estrema cura nella preparazione dei suoi singoli ingredienti.
Innanzitutto, la palatella di Materdomini necessita di due componenti fondamentali: le melanzane sott’olio e aceto e le alici, possibilmente di Cetara, sotto sale. La tradizione non prevede nessun altro ingrediente per farcire il panino, nonostante vengano annoverate diverse varianti.
La preparazione delle alici consiste nel metterle in un barattolo, sotto sale, ma anche sotto olio. Vanno bene così, senza aggiungere altri condimenti, ma spesso viene gradito anche un po’ di peperoncino. Una variante in questa fase prevede anche origano e aglio in piccole dosi. L’importante, in ogni caso, è dissalarle quasi completamente, per evitare che il loro sapore sia eccessivamente sapido.
Per quanto riguarda le melanzane sott’aceto, è consigliabile strizzarle prima di metterle sott’olio, per eliminare l’aceto in eccesso. Queste vanno lasciate almeno un giorno ad insaporire sott’olio.
Palatella di Materdomini, la farcitura del panino e le sue origini
La preparazione degli ingredienti, in pratica, termina qui. La scelta del pane è obbligata: solo e unicamente la palatella. Si tratta di un filone di pane di farina di frumento dalla forma particolare: le sue estremità sono infatti composte da due tondini, fatti anch’essi di pane.
Le origini di questa pietanza, con grande probabilità, sono da collegare al fatto che originariamente alla vigilia dell’Assunzione non si mangiava carne: i contadini in pellegrinaggio verso il Santuario portavano con sé questo pane, da gustare nel corso della recita del rosario e in altri momenti della festa.
Che dire? Gustatevi Nocera in un panino. Magari, accompagnandolo al vino cu’ ‘a percoca e al mellone ‘e fuoco.