Calcio
Paolo Sollier si racconta: 70 anni di Rivoluzione a pugno chiuso
In occasione del suo settantesimo compleanno, l’intervista dell’ex attaccante dei grifoni ai microfoni de “La Stampa”
Una storia di appartenenza, di passione, di impegno politico e di calcio, quella vissuta e raccontata da Paolo Sollier allo scoccare dei suoi settant’anni. Il centravanti ex Perugia, in occasione del suo compleanno, si è raccontato in una splendida intervista rilasciata a La Stampa qualche giorno fa.
Sollier e i suoi 70 anni “a pugno chiuso”
Incarnazione dello spirito del ’68, il calciatore originario della Val di Susa, sarà “sempre quel pugno chiuso“. Sì, perché da quel biennio perugino ’74-’76 ad oggi, il nome di Sollier, sarà sempre legato alla sua immagine-icona fatta da maglia rossa, capelli lunghi, barba ribelle e appunto, pugno chiuso.
Un gesto carico di ideali, ancora vivi nel cuore dell’ex attaccante. “Lo facevo ai tempi dei Dilettanti e una volta in serie A, mi chiesi se fosse o meno il caso di continuare. Decisi di sì in nome della coerenza. Oggi quel gesto diventerebbe… virale sui social, ma non avrebbe importanza in campo.”
Non è facile ad oggi, riportare in vita l’idea del calcio ribelle e lontano dalle convenzioni che passò per Perugia ormai più di quarant’anni fa. Non è facile oggi, pensare ad un calcio farcito di contraddizioni, di gesti e di impegno politico.
Quel Perugia, “un collettivo perfetto”
In maglia biancorossa per due stagioni, Sollier sarà ricordato anche per essere stato uno dei protagonisti della prima storica promozione in Serie A. “Quel Perugia è stato un collettivo perfetto, non ci considerava nessuno, ma uniti dalla stessa passione e dallo stesso impegno siamo arrivati in alto“.
Con il Grifo sul petto, l’atipico centravanti sessantottino, registrò ben 51 presenze e 7 gol. “Tecnicamente ero scarso, tatticamente un anarchico, ma correvo…” E continua: “Paragoni? Farei un torto a chiunque, ero scarso”.