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Playmont, centinaia di giovani al Festival di Padre Joystick a Capaccio Paestum

In tantissimi tra appassionati e curiosi hanno invaso la struttura dell’ex Tabacchificio, colmi di entusiasmo verso un’iniziativa davvero fantastica. Don Patrizio Coppola: “Il videogioco è uno strumento essenziale di inclusione sociale”

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Playmont Festival

Educare attraverso il videogioco: questo il potente messaggio che ci lascia Playmont, il Festival Internazionale del Multimediale, che Capaccio Paestum ha vissuto nella giornata di giovedì 2 giugno.

Centinaia di giovani hanno invaso la struttura dell’ex Tabacchificio, colmi di entusiasmo verso l’iniziativa ideata da Don Patrizio Coppola, per tutti Padre Joystick, innovatore e visionario capace di coniugare il mondo della videoludica e quello della religione.

Totem con postazioni per i videogiochi, ma anche tanti giochi gonfiabili per i più piccoli: una giornata davvero fantastica, quella che appassionati e curiosi provenienti da tutta la Campania, hanno avuto la possibilità di vivere grazie a Playmont. Un’occasione unica di formazione e divertimento per tutti gli appassionati di PlayStation, Xbox e Nintendo Switch, ma anche per chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo mondo.

La risonanza nazionale dell’evento, che si è tenuto dalle 10 alle 19 di giovedì, è stata accentuata dalla presenza delle troupe dei colleghi Rai e Mediaset, che hanno realizzato dei servizi televisivi completamente dedicati al Festival.

L’idea dell’università del videogioco” – afferma Don Patrizio Coppola – “nasce proprio dalle esigenze delle aziende che producono videogiochi di assumere dei ragazzi formati, preparati, facendoli entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale. Da Playmont, dunque, nasce un progetto più ambizioso. Sono sempre più convinto che il videogioco non vada demonizzato, in quanto strumento essenziale di inclusione sociale“.

L’insegnamento del Festival ci ricorda, ancora una volta, quanto il gioco sia importante nell’educazione del giovane: “Occorre instillare la cultura del videogame nelle famiglie. Sono sempre più convinto che dobbiamo parlare il linguaggio dei ragazzi. La Chiesa deve calarsi nel loro mondo, in cui, appunto, c’è il videogioco“.

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