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Revenge porn, ecco perché sarebbe meglio parlare di condivisione non consensuale di materiale intimo

Sfumature di significato differenti, che cercano di spodestare concezioni patriarcali: perché è sbagliato porre l’accento su presunte colpe della vittima

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foto: Wikimedia Commons

Revenge porn è un’espressione inglese formata da “vendetta” e “porno”. Treccani definisce l’espressione come “diffusione nella Rete di immagini sessualmente esplicite, senza il consenso del soggetto ritratto, che di solito è una donna, da parte di individui che intendono così denigrare l’ex partner”.

Revenge porn, che cos’è e quando si verifica

Come si può facilmente notare, nella dinamica sopra descritta la “vendetta” c’entra ben poco. È questo il motivo per cui moltǝ attivistǝ sui social preferiscono riferirsi al fenomeno definendolo “condivisione non consensuale di materiale intimo”.

Una di questǝ attivistǝ, Silvia Semenzin, studiosa, ricercatrice e attivista social, sostiene: “Bisognerebbe invece parlare di ‘condivisione non consensuale di materiale intimo’, per due motivi. Il primo è che il ‘revenge’ pone l’accento sulle colpe della vittima: significa ‘vendetta’, che presuppone la reazione a un torto, ma spesso il torto non c’è e non si tratta affatto di una vendetta ma di un attacco gratuito.

Revenge porn e slut shaming: differenze tra i due significati

E il secondo aspetto è il ‘porn’: il porno è consensuale, la condivisione di immagini private per fare del male non lo è.” Dunque, sebbene i prestiti a volte siano necessari, in questo caso non solo non si tratta di un prestito necessario ma anche deleterio, in quanto portatore di un messaggio facilmente fraintendibile e legato a una concezione patriarcale di vendetta e slut shaming.

Lo slut shaming (traducibile in italiano come “stigma della puttana”) è molto spesso una conseguenza della condivisione non consensuale di materiale intimo. La donna nel mirino della questione, molto spesso non riceve solidarietà, anzi viene stigmatizzata e allontanata da contesti per lei importanti, come quello familiare o lavorativo.

Revenge porn, casi pratici e l’importanza della lingua che parliamo

Ricordiamo a questo proposito il caso recente della ‘maestra di Torino’, donna che non solo ha dovuto vedere pubblicati senza la sua autorizzazione su Internet e su gruppi WhatsApp foto e video che la ritraevano in atteggiamenti sensuali, ma ha dovuto subire anche l’allontanamento dal suo posto di lavoro, dalla sua scuola, per mano di una preside che ha poi pagato caro il prezzo di questa sua decisione. La lingua è importante e rispecchia la società in cui viviamo. Perciò, ben vengano questioni di questo tipo.

Nata a Nocera Inferiore il 3 dicembre 2000, è giornalista praticante presso ZetaNews. Diplomata al Liceo Classico "Marco Galdi" nel 2019, dallo stesso anno è studentessa di Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Salerno. Appassionata di scrittura creativa, ha partecipato a diversi concorsi letterari: nel 2016 si è classificata terza al concorso “le parole sono ponti” e nel 2019 si è classificata seconda al Premio Badia di Cava De’ Tirreni. Ama i libri, l’arte e raccontare le ingiuste condizioni del patrimonio artistico della città in cui vive. “Figlia” del Pirandello giornalista, cerca di non fermarsi mai alla narrazione superficiale degli eventi. «E mentre il sociologo descrive la vita sociale qual essa risulta dalle osservazioni esterne, l’umorista armato del suo arguto intuito dimostra, rivela come le apparenze siano profondamente diverse dall’essere intimo della coscienza degli associati». (Pirandello, saggio sull’umorismo)

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