Cronaca
Marche, ancora in corso uno sciame sismico: ecco cosa dicono i sismologi
I numerosi movimenti tellurici che si sono verificati non lasciano tranquilli i sismologi: “La terra potrebbe tremare ancora”
È ancora in corso uno sciame sismico nelle Marche. La regione dell’Italia centrale, colpita da un violento terremoto nella giornata di mercoledì 9 novembre, è colpita da una serie di movimenti tellurici che stanno causando preoccupazione nella popolazione. Vediamo insieme che cosa dicono i sismologi a riguardo.
Cosa dicono i sismologi sullo sciame sismico nelle Marche: cosa aspettarsi
Tante le scosse di terremoto che si stanno verificando nelle Marche nel corso delle ultime ore. È dalla mattina di mercoledì che la terra trema, quando un potente sisma di magnitudo 5.7 ha scosso la costa pesarese, ed è stato avvertito a Pesaro, Urbino ma anche a Roma, Firenze, Bologna fino al nord Italia. Quella che l’Ingv ha definito la scossa più potente degli ultimi novanta anni ha portato a uno sciame sismico nelle Marche, di cui al momento ancora abbiamo riscontri.
Le scosse più rilevanti nelle ultime ore sono state una di magnitudo 3.5 alle 23:05 di ieri e un’altra di magnitudo 2.7 alle 00:15, ma anche nella serata di giovedì, alle 18.54, come riporta Ingv, un movimento tellurico di magnitudo 4.1 sulla costa anconetana è stato rilevato dai sismografi e avvertito dalla popolazione. Lo sciame sismico delle Marche è risultato in diversi terremoti, tutti circa di magnitudo 2, che vanno avanti, come detto, da ore.
Cosa aspettarsi da questo sciame sismico? Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi, ha spiegato ieri che non c’è nessuna correlazione tra l’evento sismico e le trivellazioni nel Mar Adriatico. Ma, intanto, i sismologi affermano che la terra potrebbe tremare ancora e ancora. “La fascia costiera e marina è una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche. Queste faglie possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6, a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a 7”, le parole di Farabollini.