Calcio
Serie B, Leali: “A Perugia mi trovo bene, è servita l’esperienza all’estero”
Il portiere biancorosso si racconta ai microfoni dell’Ac Perugia
Per la rubrica “Peruginità“, a cura dell’Ac Perugia, è stato intervistato il portiere dei Grifoni Nicola Leali che, arrivato da poche settimane, è riuscito subito a dire la sua sul campo.
Peruginità, Leali: “Da piccolo non mi piaceva correre. Buffon idolo di tutti”
La passione del portiere parte da lontano: “Da bambino insieme al primo paio di scarpe mi regalarono i guantoni e da lì mi è sempre piaciuto giocare in porta. Giocavo anche con i più grandi, mi piaceva stare a terra e non mi piaceva correre“.
Una delle cose più importanti per un portiere sono senz’altro i guanti. “Penso che siano sacri, per me e per tanti altri. Ci teniamo e quando ci separiamo è quasi un colpo al cuore. Io uso un tipo che aderisce alle dita. Una cosa che non faccio mai è usare un guanto nuovo per una partita, lo uso sempre 2-3 volte prima“.
Rivedendo le immagini di Frosinone, il numero 3 del Perugia si sofferma sulla sua parata su colpo di testa di Ciano: “Lui ha colpito di testa e in quei momenti il corpo va da solo. Mi preparo a questi tipi di interventi in allenamento. Quando fai parate così ti senti bene e ti senti forte, sei contento. Sono attimi che non si possono descrivere“.
Come tutti i bambini, anche il portiere biancorosso aveva i suoi idoli: “Da piccolo amavo Dida, avevo il suo poster in camera. Buffon è l’idolo di tutti e anche il mio. Di portieri in generale mi piace De Gea, ma personalmente mi piace Sorrentino per la sua dote agonistica“.
E continua: “Ho avuto la fortuna di allenarmi con Buffon. Di lui ti colpisce il suo modo di leggere le traiettorie della palla prima. Ti trasmette sempre positività, la voglia di giocare. È umile e sempre sul pezzo in allenamento e in partita“.
E infine due parole sulla sua nuova città e sul suo passato in Belgio: “A Perugia mi trovo bene, è una bella città con bel centro storico. Vivere all’estero è stata un’esperienza che è servita molto da tanti punti di vista. Spesso noi italiani ci sottovalutiamo perché abbiamo delle potenzialità che all’estero non trovi, soprattutto in Belgio“.