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Olimpiadi 2024, anche a Parigi è presente la squadra dei Rifugiati

Un progetto creato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per includere atleti che hanno dovuto abbandonare i loro paesi a causa di conflitti, persecuzioni o altre crisi umanitarie

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La squadra dei Rifugiati alle Olimpiadi è un progetto creato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per includere atleti che hanno dovuto abbandonare i loro paesi a causa di conflitti, persecuzioni o altre crisi umanitarie. Questa iniziativa, lanciata per la prima volta ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016, offre a questi atleti l’opportunità di competere sulla scena mondiale, nonostante la mancanza di una rappresentanza nazionale. Un potente simbolo di speranza, resilienza e unità, sottolineando l’importanza dell’inclusività nello sport, con la squadra dei Rifugiati ancora presente alle Olimpiadi 2024.

Chi sono gli atleti che fanno parte di questa rappresentativa

Gli atleti della squadra dei rifugiati sono individui che hanno superato enormi difficoltà e avversità per raggiungere il livello olimpico nelle loro rispettive discipline. Tra loro ci sono talenti come Yusra Mardini, una nuotatrice siriana che ha usato le sue abilità per salvare vite durante la sua fuga verso l’Europa, e Anjelina Nadai Lohalith, una mezzofondista del Sud Sudan che ha trovato rifugio in Kenya. Storie di coraggio e determinazione.

“Nel 2016, la squadra di rifugiati a Rio ha catturato l’immaginazione delle persone in tutto il mondo e ha mostrato il lato umano della crisi globale dei rifugiati attraverso lo sport. Sono lieto che questa tradizione continui a Tokyo. Dare a questi giovani eccezionali l’opportunità di competere ai massimi livelli è ammirevole”, sono le parole di Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, riguardo questo fantastico progetto.

Con quale bandiera si presenta la squadra Rifugiati alle Olimpiadi 2024

La squadra dei rifugiati compete sotto la bandiera olimpica, un simbolo universale di pace e unità. Questa bandiera, con i suoi cinque cerchi intrecciati, rappresenta i cinque continenti e l’unione dei popoli attraverso lo sport. L’uso della bandiera olimpica al posto di una bandiera nazionale sottolinea l’idea che la squadra non rappresenta un singolo paese, ma piuttosto una comunità globale di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa di conflitti o persecuzioni.

Gli atleti della squadra dei rifugiati, provenienti da vari paesi e background, indossano uniformi con il logo olimpico e gareggiano per promuovere la consapevolezza e la comprensione delle sfide affrontate dai rifugiati.

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Nato a Nocera Inferiore il 10 febbraio 1994, è fotoreporter e giornalista nel settore dell'informazione sportiva. Laureato con lode in Scienze della Comunicazione nel 2016 presso l'Università degli Studi di Salerno, e nel 2018 in Corporate Communication e Media nello stesso ateneo. Passionale, creativo, amante della comunicazione face-to-face, è da sempre patito di calcio, del quale è affascinato in ogni sua sfaccettatura. Ha praticato la pallacanestro a livello agonistico per diversi anni. Tra i suoi hobby non si possono tralasciare la musica, la fotografia e la cucina.

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