Cronaca
Terremoti, scoperta nel sottosuolo del Sannio: c’è del magma in risalita
La scoperta nasce dallo studio di una sequenza nel Sannio-Matese, che nel 2013-14 causò scosse profonde e non giustificabili con il movimento delle faglie dell’Appennino. A causare un sisma di magnitudo 5, si è capito oggi, fu la risalita dei fluidi di origine vulcanica
Nelle ultime ore c’è stata una scoperta importante per quanto riguarda i terremoti, da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha destato preoccupazione tra gli abitanti dell’area nord della Campania, al confine con il Molise: la presenza di una sorgente magmatica in risalita.
Un team di ricercatori Ingv e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia ha compreso quindi la causa dei forti terremoti nella zona del Sannio-Matese, un’area notoriamente sismica dell’Appennino meridionale, schiacciata tra la placca africana e quella europea.
Cambia sostanzialmente la concezione dei movimenti del sottosuolo in una zona ‘delicata’ dal punto di vista geologico e geomorfologico, a pochi chilometri dalla nota caldera dei Campi Flegrei e dal pericoloso vulcano Vesuvio.
Si è partiti analizzando la sequenza sismica avvenuta nelle zone interne tra il 2013 e l’inizio del 2014, dove si raggiunse una magnitudo rilevante di 5 gradi Richter. Questi magmi e gas, tra i 15 e i 25 km di profondità, potrebbero portare alla creazione, tra migliaia di anni, di una struttura vulcanica in superficie. Lo studio, coordinato da Guido Ventura e da Francesca Di Luccio, dimostra che la fuoriuscita di CO2 può provocare terremoti significativi.
Sull’argomento è intervenuto anche il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, il quale ha chiesto un incontro di approfondimento con istituzioni ed esperti. In fatto di tali calamità naturali la parola d’ordine resta una sola: prevenzione.