Cinema
The Post, l’ode di Spielberg al giornalismo d’inchiesta
Atteso nelle sale il nuovo film del celebre regista americano. Al centro il binomio giornalismo-verità. Con un pensiero particolare rivolto verso Malta
In tempo di fake news e disinformazione dilagante, ci si interroga sul binomio giornalismo-verità. Il racconto del fatto in sé ha ancora un valore alto, da proteggere, la vera bussola da seguire per poter dar seguito a quella che dovrebbe essere l’obiettività di una notizia.
È una questione di scelte e di metodo. E su questo il giornalismo anglosassone ha fatto scuola. I media sono cambiati, la società è cambiata, ma la colonna portante dell’agire di un operatore dell’informazione deve essere la validità di ciò che divulga e l’etica, alla base della professione. Doveroso ribadire certi concetti, che mi danno l’opportunità di segnalare un prodotto cinematografico in uscita il prossimo 1 febbraio.
“The Post” di Spielberg: un pensiero corre verso Malta
È infatti atteso nelle sale il film diretto da Steven Spielberg, con un cast di livello, composto da Meryl Streep e Tom Hanks, dal titolo “The Post”.
Siamo negli anni Settanta e l’importante quotidiano “Washington Post” è alle prese con i “Pentagon Papes”. Questi sono documenti riservati del Pentagono riguardanti i segreti governativi USA, in merito alla guerra del Vietnam. Troviamo tanta attualità: libertà di informazione e di stampa, etica professionale, coraggio d’inchiesta e voglia di andare contro un sistema, esponendosi in modo pericoloso.
“The Post” ci sorprenderà nel vedere e nel ribadire che c’è ancora chi rischia sulla propria pelle per raccontarci la verità. Un pensiero, in tal senso, va a Daphne Caruana Galizia, la giornalista e blogger maltese, uccisa il 16 ottobre con un’autobomba nei pressi della sua abitazione.