Cinema
Tolo Tolo fa record di incassi: Zalone supera sé stesso con l’ultimo film
La pellicola di Luca Medici batte tutti i primati nella sola giornata della sua uscita. L’immigrazione, rivisitazioni di Toto Cutugno, in una continua critica a tutti i pregiudizi e ai luoghi comuni
È ufficiale: “Tolo Tolo” è il film con maggiore incasso nella storia del cinema italiano di tutti i tempi con 1174285 presenze, per un totale di 8668926 euro guadagnati soltanto nelle prime 24 ore dall’uscita del film, uscito il 1° gennaio 2020. Luca Medici (in arte Checco Zalone) apre la nuova decade con il suo quinto film, il primo diretto da lui stesso, proponendo un tema molto sentito oggi in Italia: l’immigrazione.
Il 6 dicembre 2019 su YouTube è sbarcata la canzone “Immigrato”, che sembrerebbe una parodia di una canzone di Toto Cutugno: “L’Italiano”. Praticamente, un riadattamento della canzone del compianto artista nostrano.
Tolo Tolo record di incassi: i pregiudizi contro cui Zalone lotta nel suo film
È all’italiano medio che questa canzone si rivolge, il finto buonista che si sente perseguitato da un immigrato che con la sua richiesta di elemosina gli “prosciuga tutto il fatturato”. La canzone sembra una sintesi di tutti i pregiudizi e i luoghi comuni, che potremmo ascoltare se solo ci mettessimo davanti a un supermercato a osservare le reazioni dei passanti di fronte a un uomo che chiede elemosina. Proprio da un supermercato ha inizio la persecuzione del “povero” italiano da parte del migrante, persecuzione che finisce nella casa dello stesso in cui lui non ha “più permesso nel soggiorno”.
Checco Zalone riesce a ridicolizzare tutti gli stereotipi impersonificandoli e dimostrando la loro assurdità. C’è anche chi, non capendo o non volendo capire il significato del videoclip, lo accusa di razzismo, ma il regista respinge tutto.
Di fatti, la canzone ha poco a che vedere con la commedia “impegnata” che è possibile vedere in tutte le sale italiane dall’inizio di questo 2020. Nel film, Checco vivrà sulla sua pelle la durezza dei ‘viaggi della speranza’ con il risultato di far ridere (un po’) di meno ma di far riflettere (molto) di più.