Cronaca
Turismo, l’ora più buia: la situazione ritratta da due hotel manager campani
Abbiamo intervistato Carmine Apicella, dell'”Hotel St. Giorgio” di Castel San Giorgio, e Francesco Esposito, del “Chez le Sourire”, di Giffoni Sei Casali. Entrambi direttori di un quattro stelle, entrambi originari di Nocera Inferiore, hanno affidato a noi il loro prezioso punto di vista. Dal quale sono emersi non pochi spunti, di grande valenza
Qual è la prima immagine che si figura nella nostra mente con la parola ‘estate’? Probabilmente, il concetto di vacanza non è così impossibile da collegare. Questa volta, purtroppo, sembra non essere così: per il 2020 si profila la ‘bella’ stagione più triste di tutti i tempi.
L’emergenza Covid-19 ha prostrato le strutture ricettive, inevitabilmente costrette a non smuovere il lucchetto dalla saracinesca per circa due mesi. Una situazione senza precedenti, troppo spesso oggetto di banale dibattito comune. Ma è da una chiacchierata che è sorto il bisogno, più che l’idea, di parlare con chi sta quotidianamente vivendo questa babele.
Noi di ZetaNews abbiamo intervistato Carmine Apicella, dell'”Hotel St. Giorgio” di Castel San Giorgio, e Francesco Esposito, del “Chez le Sourire”, di Giffoni Sei Casali. Entrambi hotel manager di un quattro stelle, entrambi originari di Nocera Inferiore, hanno affidato a noi il loro prezioso punto di vista. Dal quale sono emersi non pochi spunti, di grande valenza.
Turismo, l’ora più buia: il bisogno di approfondire le singolari peculiarità
Accomunati da una grande passione, che anima il loro lavoro da decenni, ci hanno sbattuto in faccia un serio problema: a quanto pare, gli alberghi, in Italia, sono trattati tutti alla stessa maniera. Le strutture ricettive, accomunate dalla categoria, sono state considerate senza le loro mille peculiarità.
Da ciò dipende un’eventuale ripartenza veloce, come ci spiega Carmine: “Non si possono adottare le stesse misure di sicurezza per tutti, non si possono riaprire tutti allo stesso modo. Lo Stato non si può rapportare allo stesso modo con l’ostello e l’albergo di lusso. Il dialogo va improntato facendo distinguo all’interno della stessa categoria. Le strutture leisure avranno grande difficoltà: difficilmente avranno tanta utenza. Chi potrebbe ripartire, in tono minore, sono le strutture business, quelle che si riempiono perché frequentate da chi si sposta per lavoro. L’unica che non avrà problemi sarà la struttura di lusso: avrà sempre la sua clientela, che non patisce la crisi”.
Sotto la soglia costituita da queste due tipologie di albergo, si nasconde un oceano di problemi, come spiega Francesco, che è anche titolare della struttura in cui lavora: “Esiste una marea di hotel dai tre stelle in giù che basano i propri organici sui lavoratori stagionali. Gli alberghi che non si possono permettere di far fronte ai costi per aprire e per mantenere la struttura, e dunque non apriranno, non faranno alcun contratto stagionale, e genereranno disoccupazione e malumore sociale senza precedenti. Per ogni struttura che non apre, ci sono tante persone licenziate e tantissime non assunte”.
Turismo, l’ora più buia: le falle di un quadro davvero desolante
Non riesce proprio a sentir parlare di stagione estiva, Apicella, che fotografa una situazione davvero drammatica: “Sono abbastanza sicuro che la maggior parte delle strutture non aprirà proprio. Costi di personale, utenze…è decisamente troppo da sostenere. Buona parte della stagione restante salterà. Restante, perché marzo, aprile e maggio sono praticamente già bruciati. Non si può far fronte ai costi con questa situazione: quanti dipendenti, quanti imprenditori andranno in vacanza? Chi lavora, se potrà guadagnare qualcosa, difficilmente penserà di smettere per fare una settimana in albergo. Chi non lavora, non credo che utilizzerà risorse economiche per le ferie. E, poi, pensiamo ai prezzi: uno stabilimento balneare, che vede la propria capienza dimezzata, quanto deve chiedere all’utenza per recuperare le spese? Che, per inciso, rimangono le stesse: le forniture, di ogni genere, costano allo stesso modo. E a tutto ciò andrà aggiunta la paura di contrarre il virus”.
Su quest’ultimo punto, la criticità segnalata da Esposito racconta di un provvedimento sicuramente discutibile: “Chi fa accoglienza, come le strutture alberghiere, ha un grosso problema: cosa succede se se qualcuno si ammala? In questo momento la normativa dice che in caso di contagio di un dipendente vale come infortunio sul lavoro. In caso di contagio di un ospite, questo vale come infortunio in hotel. È un errore madornale, che spero vada messo definitivamente a posto”.
Emergono tante, troppe falle, come racconta Carmine: “Il turismo copre il 14% del PIL del Paese: dopo le industrie in sé è il primo contribuente. Esiste un gigantesco indotto da assistere nel caso in cui, come purtroppo prevedo, non riapriranno tutti. Le lavanderie a servizio degli hotel, le tante aziende che fanno forniture alberghiere, chi rifornisce di cibo”.
In tutto ciò, un eccellente escluso: le agenzie di viaggi. Ancora oggi, seppur meno di prima, prezioso tramite tra la clientela e le strutture, come spiega Francesco, non sono state menzionate da alcun provvedimento: “Un comparto totalmente dimenticato da ogni enunciato. Franceschini parla di hotel, e mi fa piacere. Ma le agenzie? Ce ne sono 10mila solo in Italia, che danno lavoro a 50mila persone circa. Non si è spesa una sola parola. E il bonus vacanze è tra famiglia e hotel, l’agenzia è completamente dimenticata dal tessuto sociale. Hanno perso oltre il 90% della clientela”.
Turismo, l’ora più buia: “Sarà una stagione lacrime e sangue”
Il “St. Giorgio Hotel”, alla fine, proverà a ripartire, proprio in virtù della sua caratterizzazione business: “La nostra è una struttura business, che quando si riprenderà a pieno regime a lavorare, con tutte le cautele potrebbe farcela. Ovviamente ci portiamo addosso degli strascichi. Ma chi fa la stagione non riaprirà”.
Una situazione simile quella che affronta “Chez le Sourire”, con Esposito che lancia quella che, a suo modo di vedere, è l’unica soluzione possibile: “Free tax zone, non si pagano contributi: se le condizioni sono queste, agli alberghi arriva il 50% di fatturato in meno, ma senza le tantissime spese fiscali. A queste condizioni, forse, si riesce a stare aperti. Altrimenti, no. Sennò cosa dovrei fare? Aumentare i prezzi, proprio quando non ci sono soldi? Sarà una stagione lacrime e sangue”. Già, lacrime e sangue. Quelle dell’ora più buia. Nell’attesa di una pronta rinascita.