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Cinema

Verso gli Oscar 2018: “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” di McDonagh

Una madre perde la figlia all’interno della disperata Ebbing, in Missuori. Tra le fiamme dell’ingiustizia, cercherà di uscirne viva attraverso dolore e rabbia. Un film che manifesta alla società di rialzarsi dalle proprie stesse ceneri

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3 manifesti, Mildred

Ebbing, Missouri. Angela Hayes è una giovane ragazza violentata e bruciata viva in una piccola e difficoltosa città del Sud America. Un anno dopo la sua morte, la madre Mildred comunica al mondo la sua perdita attraverso l’acquisto di 3 manifesti all’entrata della cittadina.

3 manifesti per la grande manifestazione del dolore

“Raped while she died”

“Still no arrests?”

“How come, chief Willoughby?”

3 affisioni su sfondo rosso sangue ci presentano le gravi condizioni della povera Ebbing, città nella quale è ambientata la vicenda del film Three Billboards Outside Ebbing, Missouri. Diretto da Martin McDonagh, il film è uno dei più apprezzati da cinema e pubblico dell’ultimo anno.

Candidato a 6 Premi Oscar e vincitore come Miglior Film Drammatico agli ultimi Golden Globe.

Neppure la morte supera la rabbia, solo il dolore può

Three Billboards è un film severo, che mette in luce le difficoltà di un paesino di provincia, privo dei mezzi e delle capacità di scovare il colpevole di un delitto sadico e crudele. La morte di Angela è solo l’input di un film che si erge sul sentimento del dolore, attraverso le fasi della rabbia prima e del perdono poi.

Non è, come molti si aspettavano, un thriller. Scova all’interno dei suoi personaggi i sentimenti crudeli di vendetta, fino a trovare redenzione e pace. Se spaventa, lo fa perché riesce a trattare temi reali con sarcasmo e originalità narrativa.

Brilla nel cast un’eccellente e immersiva Frances McDormand, la cui vittoria agli Oscar come Miglior Attrice Protagonista è pressoché indiscutibile. Il personaggio di Mildred è forte ma al tempo stesso carico di cicatrici. Non è una protagonista da amare né da odiare, ha pregi e difetti come qualsiasi essere umano della vita quotidiana, una vita, la sua, stravolta dalla perdita della figlia alla quale vuole dare giustizia in tutti i modi.

Accompagnata da Woody Harrelson nei panni dello sceriffo Willoughby, apprezzato e venerato dalla cittadina. Un personaggio che segnerà il crocevia della pellicola, cambiando la sorte degli eventi grazie al suo cinismo e alla sua saggezza. Candidato come Miglior Attore non Protagonista insieme a Sam Rockwell nei panni dell’agente Dixon. Quest’ultimo sarà il personaggio della metamorfosi, subendo un’evoluzione fondamentale per il film, superando le barriere e percorrendo la strada di una redenzione mai troppo tardi da raggiungere.

Three Billboards: Oltre gli effetti convenzionali del cinema

3 manifesti, sceriffo

La pellicola si scioglie del ruolo del buono e del cattivo, non ci sono antagonisti se non le fiamme che divampano nell’odio durante il film. Quell’odio che genere altro odio, quella voglia di concretizzare una giustizia che fondamentale non è mai esistita.

Il tutto accompagnato da un black humor azzeccato, graffiante e pungente che McDonagh riesce a inserire coi tempi perfetti all’interno del dramma.

Ciò rende Three Billboards una storia reale, una storia di lutto e di dolore che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita. Non solo empatia per i sentimenti dei personaggi, non solo intrattenimento per lo svolgimento, ma anche tanta riflessione su una società che ha bisogno di rinascere dalle proprie ceneri.

Three Billboards Outside Ebbing, Missouri è tra i candidati per il Miglior Film alla 90° Cerimonia degli Oscar. Una lotta gomito a gomito con The Shape of Water di del Toro. Non c’è la nomination a McDonagh per la regia ma bensì per la sceneggiatura originale, dove potrebbe spuntarla. Da sottolinare anche un ottimo montaggio e una coinvolgente colonna sonora.

Three Billboards: Serietà affrontata col Dark e Black Humor

Un film che manifesta un’anti convenzionalità col cinema moderno. Scurrile, violento, non d’esempio per i più sensibili. Eppure reale, crudo e severo. Un dark senza alcun mostro al suo interno, se non la società, teatro del dolore di un’opera che riesce nonostante tutto a trovare la delicatezza giusta per evidenziare le lacune sociali.

Non è solo l’omicidio, ma anche l’omofobia, il razzismo, la diffidenza, la supremazia. Sentimenti nocivi che si trasmettono a vicenda come una malattia, il film ci presenta la capacità del perdonare come l’unico antidoto per ricreare i ponti e spegnere le fiamme più cruenti.

“Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” è un manifesto reale per chi soffre e per chi ha bisogno di trovare la strada del perdono, senza l’affissione a caratteri cubitali di ciò che si debba essere o ciò che si debba fare.

Un film da apprezzare per la sua forte identità, non rinuncia mai a essere se stesso rischiando di esagerare come uno shameless. Un film che va oltre la barriera hollywoddiana del per benismo e dalla chiusura col punto finale.

Three Billboards lascia un finale di puntini sospensivi dopo offese, parolacce e tanta rabbia.

Nato a Belvedere Marittimo (CS) il 06/05/1994. Da sempre appassionato di scrittura e giornalismo. Scrive su quelle che sono le sue più grandi passioni: sport, media, Tv e soprattutto cinema. Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Salerno e attualmente studente della laurea specialistica Corporate Communication & Media.

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